BRESCIA
MONET, LA SENNA, LE NINFEE. Il grande fiume e il nuovo secolo
Museo di Santa Giulia
Via Musei 81/b

Tel. 030/2977834

Prenotazioni on line


Periodo:
Dal 23/10/2004
al 20/3/2005

Orario:
9 - 19 lun-gio
ven-sab-dom 9-21

chiuso :
24,25,31 dicembre 2004

Biglietti per le tre mostre a Santa Giulia e per il Museo
Intero € 12,00 Ridotto € 10,00

Biglietti per le tre mostre a Santa Giulia, per il Museo e per le due mostre alla Pinacoteca Tosio Martinengo
Intero € 15,00 Ridotto € 12,00




Monet come in Italia non si è mai visto, per una grande mostra che apre la lunga stagione che Brescia dedica, tra l’altro, ai grandissimi dell’impressionismo.

L’esposizione si compone di circa 100 dipinti e intende segnare il cammino che ha portato Claude Monet da una visione di impianto descrittivo e naturalistico fino alla dissoluzione dentro la materia, la luce e il colore del dato di natura, rappresentato dalla Senna. Fiume che, fin da certe prove degli anni sessanta del XIX secolo, resta come un vero filo rosso entro la sua opera, segnandone molto spesso le svolte più importanti e decisive.

Sarà quindi lungo questo corso d’acqua che egli darà vita a tanti dei suoi quadri più celebri, offrendoci la possibilità di valutare con attenzione il suo procedere verso una interiorizzazione dell’immagine, quasi che, alla fine, la natura e il paesaggio sorgessero in lui non più dalla visione esteriore ma dalla visione interiore.
Monet giunge addirittura a deviare il corso del fiume per creare, nella sua mente prima ancora che nella realtà, l’artificio della natura. Dunque le ninfee, lo stagno, il ponte giapponese, saranno la trascrizione nuova di ciò che nei decenni precedenti la Senna aveva rappresentato per lui, con tutti i mutamenti importanti che già nell’ultimo decennio del XIX secolo intervengono.

Ma al principio, dopo quella sorta di alunnato con Boudin e Jongkind in Normandia, davanti al mare di Le Havre, e dopo il passaggio attraverso la foresta di Fontainebleau, che diventa per lui il primo vero atelier entro i confini della natura, Monet inizia quel lungo canto disteso ai lati, e fin dentro, le acque della Senna.
Dalle prime descrizioni del fiume, nei pressi della foce, tra Le Havre e Honfleur, fino alla contaminazione con l’acqua del mare: e proprio questo spazio indistinto, che è fiume e mare insieme, è oggetto di alcuni tra i primi quadri.
Poi il fiume che attraversa Parigi, nella musicalità affollata del rigoglio fiorito della gente che invade le strade, fino alla identificazione di quel fiume con la natura, con il suo splendore.
Fiume che diventa così, poco per volta, la lente per intendere la grandezza e l’evoluzione del pittore, che la mostra indicherà con generosità d’esempi e con capolavori.
Fino alla serie celebre, tra 1896 e 1897, dedicata ai Mattini sulla Senna, quando la visione partecipata del reale sta già virando entro il territorio della dissoluzione delle forme fattesi realtà della non realtà.

L’idea di Monet, di deviare il corso del fiume per costituire l’artificio della natura, sarà illustrata attraverso alcuni quadri celebri, dai Ponti giapponesi alle Ninfee. La Senna, il motivo che unifica e sta alla base di questa mostra, si spegne in queste finali acque stagnanti. Trasformata nella luce di un divenire che è tempo e spazio insieme. Ecco perché occorreva, alla conclusione della mostra, indicare anche l’acqua di Giverny come ulteriore spazio di una grandezza pittorica che aveva già toccato vertici sublimi. Perché è il fiume, la Senna, il vero protagonista della mostra.

Ma per rendere l’esposizione ancor più completa e storicamente organizzata, verranno presentati, al suo principio, dieci dipinti di Corot e Daubigny, i pittori che costituiscono, prima dell’impressionismo, il vero punto di partenza, sempre sul tema della Senna, anche per Claude Monet. E a fare da corona all’opera di Monet, che in mostra sarà rappresentato da circa 50 dipinti, saranno i suoi veri compagni di strada: Pissarro, Renoir, Sisley e Caillebotte. Attraverso circa 40 dipinti, daranno il senso di un cammino che, iniziato nei pressi di quello di Monet, si è sviluppato poi lungo percorsi diversi.
Da questo confronto emergerà certo la loro grandezza, ma anche il senso finale di questa esposizione: far intendere come Monet si sia portato entro i confini di una regione nuova, ormai pienamente novecentesca. Nel terreno cioè dello sprofondamento psicologico della visione e della pittura. Per comprendere come, infine, egli si sia di così tanto allontanato dall’impressionismo, di cui pure è sempre stato considerato il padre. Un padre che tradisce il figlio che ha generato.