SITO WEB



BRESCIA : Santa Giulia

Luogo di memorie storiche stratificate nel corso dei secoli e fonte continua di sorprendenti scoperte, il complesso monastico è un intreccio visibile di epoche.
Edificato su strutture romane preesistenti, oltre a una strada romana e ad alcune abitazioni con pavimento a mosaico, comprende la basilica longobarda di San Salvatore e la sua cripta, l’oratorio romanico di Santa Maria in Solario, il Coro delle Monache, la cinquecentesca chiesa di Santa Giulia e i chiostri rinascimentali. Un’area destinata, dunque, quasi per vocazione, ad accogliere il Museo della Città, che a buon diritto si propone ormai come il fulcro dell’itinerario di visita a Brescia.

Unico in Italia e in Europa per concezione espositiva e per sede, il Museo della Città, allestito in un complesso monastico di origine longobarda, consente un viaggio attraverso la storia, l’arte e la spiritualità di Brescia dall’età preistorica ad oggi in un’area espositiva di circa 14.000 metri quadrati, in quanto sono confluiti da musei preesistenti materiali illustrativi degli aspetti archeologici, storico- artistici, architettonici e urbanistici di Brescia. Il suggestivo allestimento si articola in sezioni dalla preistoria al Rinascimento, con importanti collezioni di arti applicate
Vera e riconosciuta novità nel panorama internazionale, nel 1999, grazie all’impegno congiunto dell’Amministrazione Comunale, della Fondazione CAB e del Banco di Brescia, questo straordinario monumento è diventato contenitore razionale di un museo allestito in termini moderni, secondo modelli museologici innovativi, dopo decenni di studi, scavi, interventi conservativi e restauri.

L’elemento che caratterizza e rende così particolare il museo è lo strettissimo legame tra "contenitore" ed oggetti esposti. Attualmente lo "scrigno" di Santa Giulia consta di circa 11.000 pezzi: reperti celtici come elmi e falere, ritratti e bronzi romani, testimonianze longobarde, corredi funerari, affreschi, collezioni d’arte applicata e manufatti dal Medioevo al XVIII secolo. Simbolo della città è la Vittoria alata, il grande bronzo che recenti studi hanno rivelato essere di quattro secoli più antico di quanto si credesse, trattandosi di un originale greco raffigurante Afrodite e destinato al santuario di Rodi. Arrivata a Roma come bottino di guerra, la statua fu donata a Brixia e trasformata con l’aggiunta delle ali in una raffigurazione della Vittoria.

Monastero femminile di regola benedettina, fatto erigere dal re longobardo Desiderio e dalla moglie Ansa nel 753, San Salvatore e solo in un secondo momento assunse la dedicazione a Santa Giulia, ricoprì un ruolo di primo piano – religioso, politico ed economico – anche dopo la sconfitta inferta ai Longobardi da Carlo Magno. La tradizione, ripresa dal Manzoni nell’Adelchi, vuole che in Santa Giulia si consumasse la drammatica vicenda di Ermengarda, figlia del re Desiderio e sposa ripudiata di Carlo Magno.

Al monastero furono concessi particolari privilegi che i Carolingi, dopo la sconfitta di Desiderio, confermarono ed ampliarono, accumulando così potere ed enormi ricchezze con possedimenti e attività economiche distribuiti in buona parte dell' Italia.
Il monastero subì un primo radicale rifacimento alla metà del XII secolo quando furono ricostruiti i chiostri, fu realizzato l'ampliamento della cripta di San Salvatore ed edificato l'oratorio di Santa Maria in Solario. Questo edificio, perfettamente conservato, assunse le forme di una possente costruzione quadrangolare in pietra, su due livelli, quasi senza aperture verso l'esterno.
Nell'area del sagrato della chiesa di San Salvatore fu elevato il coro delle monache, grande vano voltato posto al primo piano per evitare ogni possibile contatto delle monache di clausura con i fedeli. Sul davanti di questa costruzione alla fine del Cinquecento fu infine realizzata la chiesa di Santa Giulia terminata nel 1599.

Ad evidenziare maggiormente la ricchezza e l’importanza del monastero sono infine l’apparato decorativo e l’arredo liturgico della chiesa altomedievale di San Salvatore, con marmi antichi reimpiegati, stucchi applicati agli archi delle navate e affreschi che scandiscono i secoli del complesso monastico.
La chiesa, privata della facciata e dell'abside, si presenta all'interno come un'aula a tre navate e 13 colonne romane, interessanti capitelli, in parte di tipo ravennate a paniere (sec. VI) e in parte del sec. VIII. I resti di affreschi sopra le arcate sono del sec. IX: nella navata centrale, un ciclo cristologico, storie di sante su tre ordini e busti di santi nei pennacchi; sulla parete nord, scene dell'Apocalisse. Nella cappella alla base del campanile, affreschi del '500 del Romanino. Nell'abside della cripta, frammenti di affreschi dei sec. VIII e IX.

La costruzione della chiesa di S. Giulia iniziò dal presbiterio forse nel 1466 e fu ampliata, dalla parte della navata, nel 1599. A lungo adibita a sede del museo dell'Età cristiana, ospita attualmente manifestazioni culturali e mostre temporanee. L'interno è a una navata; gli affreschi nel presbiterio sono di Paolo da Cailina il Giovane e di Floriano Ferramola, del quale è da notare una grande Crocifissione.

L'antico oratorio del monastero, denominato Santa Maria in Solario , fu costruito nel sec. XII e restaurato nel 1878.
È costituito da una parte inferiore a pianta quadrangolare e una parte superiore, il sacello, coronata da un tiburio poligonale. Si sale all'oratorio per una scaletta ricavata nello spessore dei muri. Gli affreschi alle pareti sono prevalentemente di maestri bresciani del sec. XVI.

Nell'oratorio è stato ricollocato il cosiddetto tesoro di Santa Giulia, costituito da oggetti di importante valore devozionale riccamente ornati tra i quali spicca l’imponente Croce di Desiderio, circondata dagli affreschi cinquecenteschi dell’aula superiore e sovrastata dalla grande cupola emisferica punteggiata di stelle.

Elemento nodale nelle architetture del monastero è il Coro delle Monache, capolavoro del Rinascimento a Brescia, recuperato alla sua originaria funzione e impreziosito da uno dei cicli pittorici più significativi della città (Floriano Ferramola, Paolo da Caylina il Giovane).

Infine segnaliamo uno splendido insieme residenziale d’epoca romana (I sec. a. C. - IV sec. d. C.) con circa quaranta ambienti, riccamente ornati, denominato Domus dell’Ortaglia, riportato alla luce in numerose campagne di scavo archeologico.

La musealizzazione delle domus, condotta nel 2003, oltre ad arricchire il percorso dedicato alla città romana all’interno del Museo di Santa Giulia, offre al visitatore un’emozionante "immersione" nei quartieri di Brixia, con la possibilità di percepire lo spazio dei cortili, il volume degli ambienti, i pavimenti a mosaico strettamente correlati con le pareti affrescate, e consente di affacciarsi verso gli spazi verdi delle case (riprodotti nel viridarium esterno), percorrendole secondo quelli che erano gli accessi antichi.
In particolare sono stati trovati reperti riferibili a due abitazioni romane: la Domus di Dionisio e la Domus delle fontane, utilizzate dal I al IV secolo d.C. , domus, costruite su piani terrazzati che seguono l'andamento del Colle Cidneo.
La domus di Dionisio gravita intorno ad un cortile al cui centro vi è un cocciopesto impreziosito da marmi policromi. Sulla parete nord, un affresco riguardante il Nilo, viene ravvivato dall'acqua raccolta in un bacino; al centro del pavimento vi è il mosaico raffigurante Dionisio, il Dio del vino, che abbevera una pantera.
La domus delle Fontane è di estensione maggiore e i mosaici e le pitture presenti sono stati realizzati in diversi periodi.