PIANI DI VOLO
Un tripudio di colori nel cuore di Milano, tra le Piazze del Duomo e della Scala
di Francesco Iannelli e Valeria Rosa
Sommario
PIAZZA DEL DUOMO
MONUMENTO A VITTORIO EMANUELE II
IL DUOMO
MUSEO DEL DUOMO
GALLERIA VITTORIO EMANUELE
MONUMENTO A LEONARDO DA VINCI
TEATRO ALLA SCALA
IL DUOMO

Ci avviciniamo al Duomo; si resta impressionati dalla sua imponente vastità e quasi ci si perde nei suoi 12000 mq. di superficie e tra le circa 3400 statue varia grandezza.

Per ammirarlo si può girargli intorno: una bella passeggiata di 150 m. ca. di lunghezza e quasi 100 m. di larghezza; è assicurato uno spettacolo che ad ogni visione ci lascia incantati. Curiosamente, si è calcolato che mettendo l’una sull’altra tutte le strutture verticali si supererebbe il Monte Bianco.

Si rimane incantati alla vista della selva di guglie aguzze che si slancia verso il cielo, circondando il Duomo. Tra le 135 complessive si staglia quella più alta (m.105,8) con in cima la statua in rame dorato della Madonnina, per la cui doratura pare siano occorse addirittura oltre 6000 foglie d’oro. E’ uno dei simboli della città di Milano, tanto che nelle importanti ricorrenze patriottiche regge una bandiera.

Si può salire alle terrazze delle guglie, "scalando" oltre novecento gradini, ma per i più timorosi e i meno allenati c’è anche l’ascensore. Da quella posizione si abbraccia con lo sguardo la piazza del Duomo, parte della metropoli e, nelle giornate serene, si può perfino scorgere l’imponente catena delle Prealpi e delle Alpi.

Ai miei occhi la cattedrale di Milano è ciò che è stato fatto di più grandioso nell'architettura. L'uomo che ha disegnato il piano di una tale opera, nei suoi momenti di smarrimento, doveva pensare di creare un nuovo pianeta e lanciarlo nello spazio. (Da un brano di una lettera (Milano, 1864) del celebre drammaturgo Henrik Hibsen)

E’ stato necessario un arco di tempo di ben cinque secoli per realizzare la chiesa che, con la piazza omonima, è il cuore vitale di Milano.

I lavori per il Duomo vengono avviati nel 1386 per volontà dell’arcivescovo Antonio da Saluzzo, con l’appoggio del duca Gian Galeazzo Visconti e del popolo milanese. L’elaborazione della cattedrale attraversa numerose vicende: dalle discussioni progettuali del ‘400, arricchite anche da due modelli di Leonardo da Vinci, al risveglio dell’attività nel ‘600 ad opera dell’arcivescovo Carlo Borromeo.

La costruzione dell’edificio termina nel 1814. Tuttavia la complessa struttura ha sempre richiesto continue opere di tutela e alla Veneranda Fabbrica del Duomo resta ancora oggi il compito di occuparsi del restauro conservativo della gigantesca cattedrale. Il lungo periodo di lavori e la collaborazione di artisti italiani, tedeschi e francesi hanno influito sull’aspetto d’insieme e sui singoli elementi del Duomo, di ispirazione gotica transalpina.

Ad esclusione delle volte in cotto, tutto quanto è visibile della cattedrale è in marmo di Candoglia, di un bel bianco rosato, con venature grigio-azzurre, estratto dalle cave nella bassa Val d’Ossola.

Le mura perimetrali racchiudono l’intero edificio. Fra le statue lungo i muri, a un’altezza da mozzare il fiato, sporgono minacciosi i doccioni, sfoghi per l’acqua piovana a forma di spaventosi mostri, draghi alati e fantastici animali. Motivi a ripresa delle leggende nordiche che tramandano le gesta dei "gargouille", pietrificati ornamenti di giorno e di notte animati e fieri difensori dei manieri e degli abitanti umani.

La facciata è scandita da nervature verticali, sostenute da robuste cariatidi, e popolata da sculture e rilievi di differente ispirazione: dalle teste di donne, uomini, bimbi, animali alle riproduzioni di episodi biblici.

Saliti cinque scalini ci si trova davanti alle porte bronzee. Sono cinque portali cinquecenteschi, nei quali sono magistralmente incisi avvenimenti religiosi e profani: l'ultimo a destra reca scolpita la storia di Milano.

I visitatori più attenti notano l’ottagono regolare tracciato per terra: indica la posizione di una vasca vuota che è l’avanzo battesimale dell’antica chiesa di S. Tecla (IV sec.).

Entriamo ora finalmente nel Duomo. La pianta interna è a cinque navate, con 52 fitti e colossali pilastri che sostengono le volte a crociera e con effetti di grande slancio prospettico. Il soffitto, che quasi raggiunge i 50 m. è tutto dipinto a chiari e scuri, con così gran talento da sembrare un pizzo traforato.

La luce interna è filtrata da enormi finestre chiuse da vetrate policrome a mosaico, opera di virtuosi mastri vetrai. Le vetrate, infatti, sono composte da innumerevoli pezzi, tenuti insieme da cornici di piombo e cotti ad alte temperature in forni speciali per fissarne i colori. Le più spettacolari sono le tre dell’abside (parte posteriore della chiesa), culminanti in grandi rosoni, di rara eleganza e vibrante dinamismo gotico.

Prima di giungere all’altare maggiore, ci si trova dinanzi una statua molto conosciuta: S. Bartolomeo Scorticato. E’ la scultura che desta sempre la meraviglia e la curiosità dei visitatori perché S. Bartolomeo è raffigurato recante sulle spalle la pelle che gli fu tolta durante il martirio, come un mantello. Si tratta di un buon saggio accademico di anatomia dello scultore Marco d’Agrate (1562).

L’altare maggiore è una serie di colonnati, di marmi, ori, di statue, rilievi e decorazioni. Colpiscono i due organi grandiosi posti ai lati e, dietro, i sedili di legno di noce per i sacerdoti, incisi con fatti della vita di S. Ambrogio.

Da una porta dell’altare si scende in una cappella sotterranea, o cripta, dove viene custodito, in un’urna preziosa, il corpo di S. Carlo.

Prima di uscire dal Duomo e dare un’ulteriore occhiata alla sua struttura esterna, ci si arresta davanti a un pezzo pregiato: il candelabro di bronzo a sette bracci. Viene detto "albero" per la forma che lo richiama ed è finemente cesellato soprattutto nel piedistallo, animato da decorazioni di grappoli e pigne, di serpenti, di personaggi del Vecchio e Nuovo testamento, secondo i tipici gusti medioevali.