appunti di volo

Un enorme buco con venticinque secoli di storia

di Valeria Rosa

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Il Presepe nel Pozzo
La storia

Sono davvero molti i secoli di storia del Pozzo della Cava, che ha subito nel tempo continue modifiche.
Il pozzetto laterale costituisce una sorta di saggio del suolo eseguito per accertarsi della presenza della falda acquifera prima di eseguire lo scavo; fu successivamente inglobato nel pozzo vero e proprio.

Quando nel 1527 Papa Clemente VII si rifugiò ad Orvieto, fece riadattare anche questa struttura per poter attingere acqua sorgiva dalla via, in caso di assedio della città. Conclusi i lavori nel 1530, Il pozzo restò aperto fino al 1646, anno in cui le autorità comunali ordinarono la sua chiusura, come testimonia una lapide collocata sulla via. Quanto ai motivi di questa decisione una credenza popolare vuole che vi siano stati gettati cinque ufficiali francesi che avevano tentato di violentare alcune donne del quartiere. La pratica di occultarvi cadaveri è continuata anche in epoche più recenti, tanto che nel 1820 una lettera del Delegato apostolico di Viterbo mise in guardia a tal proposito le autorità comunali orvietane.

Dopo più di un secolo da quell'episodio, nel dicembre del 1984, Tersilio Sciarra ha riscoperto il pozzo durante dei lavori di ristrutturazione. La sua profondità era soltanto di venticinque metri, il fondo era infatti ostruito da terra e rottami accumulatisi nei secoli. Soltanto i lavori della primavera del 1996 hanno restituito alla struttura la sua completezza originaria.

E spesso le nuove scoperte, avvenute nel corso degli ultimi anni hanno aggiunto altre pagine alla storia della città e rimesso in discussione tesi consolidate.

L’ultima sorpresa, in ordine di tempo, risale al 2004, in occasione dei lavori per il ripristino del grande arco su Via della Cava che nel Rinascimento costituiva l’unico accesso al pozzo. A ricordare ai cittadini sia la presenza del pozzo che la sua chiusura, avvenuta cono ogni probabilità in seguito alla Guerra di Castro, era stata apposta dalle autorità comunali una lapide nel 1646.
Proprio rimovendo quella pietra si è potuto scoprire che l’iscrizione era stata scolpita sul retro di una spessa lastra di marmo con bellissimi bassorilievi altomedievali, prelevata dai sotterranei della vicina collegiata dei Santi Andrea e Bartolomeo. La forma, molto stondata, e la scelta dei motivi decorativi in stile carolingio, hanno subito suggerito l'ipotesi che si potesse trattare di una porzione di un fregio sottratta da un ambone di una chiesa orvietana andata distrutta o rimaneggiata nel corso dei secoli. Le ricerche finora effettuate non lascerebbero ombra di dubbio sulla provenienza: le decorazioni e la tecnica adoperata corrispondono alla perfezione a quelle dei bassorilievi marmorei dei sotterranei della chiesa dei Santi Andrea e Bartolomeo.
La bellissima pietra, ripulita e restaurata, è ora esposta nei sotterranei del Pozzo della Cava e rimane, al momento, l'unica cosa visibile dell'immenso patrimonio archeologico che si conserva sotto la centralissima collegiata orvietana.