appunti di volo
Siena: la città e la campagna

di Andrea Piovano
Sommario
Piazza del Campo
La campagna senese
Escursioni

Approfondimenti
La cucina senese
Piazza del Campo come luogo teatrale

Lo spirito di Siena è conchiuso all’interno della sua piazza principale, che ne è ad un tempo emblema e centro propulsivo e vitale. Il Campo, il vasto piazzale dalla originalissima forma a valva di conchiglia, è cinto dal Palazzo Pubblico con l’altissima torre del Mangia, simbolo del potere comunale. L’edificio si rapporta all’intorno in modo solenne e altero, quasi abbracciando il piazzale tra le sue ali oblique. Segue un giro di antichi palazzi, alcuni di questi turriti e con preziose merlature che consegnano al luogo l’identità di una tra le più belle piazze medievali in Italia. Tra essi Palazzo Sansedoni, del sec. XIII-XIV e ristrutturato nel primo ‘700, si offre in modo particolare alla vista con i sui preziosi tre ordini di trifore. Discendendo verso il centro della piazza, si trova la monumentale Fonte Gaia, riproduzione della fontana di Iacopo della Quercia, la quale due volte all’anno (il 2 luglio e il 16 agosto) diventa lo scenario del celebre Palio.

Piazza del Campo è l’esemplare attuazione del concetto di piazza come "luogo teatrale": da essa si dipartono le singole strade e le viuzze delle diciassette contrade. Il Palio, epitome e specchio del vivo ed esasperato particolarismo dei contradaioli, si celebra nella piazza, ove s’inscena una sorta di ricongiungimento e bilanciamento delle tensioni disgreganti. Nei giorni della celebre corsa, l’animosità, la rivalità, così come le alleanze tra le contrade senesi si manifestano apertamente e trovano libero sfogo. L’ormai conosciuta a tutti iconografia faunistica in ferro battuto non è che l’emblema nel quale si riconoscono le parti avverse l’una all’altra: il cavallo, la giraffa, la torre sull’elefante, l’istrice ecc. rappresentano sia per il fantino sia per il contradaiolo una sorta di divinità profana, simbolo dell’alternanza di buona e cattiva sorte.

Nel 1868, lungo il perimetro interno della piazza, vennero collocati 72 colonnini ad uguale distanza l’uno dall’altro. Questi, realizzati dall’architetto Giuseppe Partini, vennero collocati in sostituzione dei precedenti ottagonali. È uso che due volte all’anno, i turisti che intervengono al palio come spettatori collochino sui colonnini i fazzoletti con i colori delle Contrade, come segno di un’avvenuta prenotazione del posto, per assistere alla corsa da una posizione privilegiata.

L’affascinante corsa avviene a una bruciante velocità. Come in una rappresentazione teatrale, in poco più di un minuto l’attesa di giorni di preparativi, speranze e pronostici si dissolve in quei tre brevissimi giri di piazza, tra le due celebri curve: la curva di San Martino, in discesa e quella del Casato in salita, entrambe pericolosissime perché ad angolo retto. Tra cavalli "scossi" e fantini disarcionati, il palio ogni volta celebra il proprio successo: i probabili vincitori sono ora tali oppure vinti, ma il posto d’onore spetta comunque al cavallo che, il giorno successivo, parteciperà al giro per la Città, per essere riconsegnato, da parte della Contrada, al legittimo proprietario. Nel mese di settembre vi sarà poi la Cena della Vittoria, durante la quale il cavallo verrà servito dei foraggi migliori. Come nel meccanismo elementare della favola, sconfitti e allontanati i nemici-vinti, gli eroi-vincitori concluderanno l’intreccio narattivo con la festa. La comunità avrà allora celebrato se stessa attraverso il rito, avrà esorcizzato gli attriti e le divisioni intestine, rappresentando e inscenando il contrasto in forma di lotta, di gara e in ultimo di gioco. E così sia per gli anni a venire, in una ripetitività che coincide con una tradizione secolare.