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La bianca isola di San Nicola

di Valeria Rosa

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Chiesa di Santa Maria

Da qui si sale l’unica scalinata dell’isola, che ci conduce davanti alla maestosa Chiesa di Santa Maria, restaurata nel 1961, che fra tutte le altre cose meravigliose e apprezzabili che le isole Tremiti offrono al visitatore, è certamente la più degna di ammirazione.
In questa chiesa si fondono gli influssi dell'Impero d'Occidente e di Bisanzio. La tradizione bizantina è senz'altro evidente nei grossi mattoni di cotto inseriti verticalmente fra i blocchi orizzontali ( di pietra) delle colonne portanti.

Costruita probabilmente nell'anno 1045 sull'antica cappella che innalzò l'Eremita dopo che i monaci Benedettini si trasferirono dall'isola di San Domino, la chiesa è il solo edificio superstite del complesso medioevale, più volte trasformato in varie epoche, lasciando intatta la facciata quattrocentesca, che ha sostituito quella ormai cadente dell'XI secolo.
Costruita tutta in perlinato svevo, pietra da taglio bianchissima, è lineare ed i suoi montanti terminano con pinnacoli e bassorilievi di bifore cieche.
Quattro colonne corinzie sostengono il bel portale, sul quale rilievi del Maschio sviluppano con delicatezza impareggiabile scene della vita della Congregazione dei Religiosi di Sant'Agostino. La Vergine Maria dona la Regola e la Cintura ad un gruppo di Lateranensi attorniata da Sant'Agata, Santa Monica e altri Santi.
Un cordone di foglie, sostenuto da angioletti, alla punta un candelabro fa gioco con piccole statue di pietra, ormai quasi rose completamente dalla salsedine: l'unica riconoscibile è San Paolo, in alto a destra.
La facciata conserva ancora evidenti segni delle cannonate sparate dalle truppe anglo-russe nell'assedio del 1807 .

L'interno conserva l'impianto originario della chiesa del Mille: è a pianta rettangolare a tre navate con un doppio deambulatorio.
La navata centrale è coperta da un soffitto ligneo dipinto che sostituì nel '700 la cupola che si sa esisteva da alcune stampe antiche.
Sui fianchi si notano sei monofore, che davano luce alle navate, attualmente murate. Le due navate laterali terminano con una piccola abside.
Il presbiterio modificato dai Cistercensi e dai Lateranensi è coperto da una volta a crociera. Sull'abside si apre un rosone; un arco trionfale di stile gotico separa il presbiterio dal corpo della navata centrale.

Numerose sono le opere da ammirare all'interno. Sul portale della sacrestia si può vedere la Statua della Madonna seduta con il Bambino, in pietra, che purtroppo ha la testa mozzata. La leggenda dice che fu un turco a scinderla con un poderoso fendente della sua terribile scimitarra.
Sempre all'interno appena dopo il vestibolo è visibile la Croce Lignea di particolare formato, che si ritiene sia di importazione orientale: è l’unico esempio di iconografia greco-bizantina in Italia. Su di essa è dipinta l'immagine di Cristo Crocifisso.
Espressiva e significativa è anche la statua lignea di poco più di un metro di altezza che rappresenta la Vergine Maria col Bambino Gesù sul braccio sinistro, chiamata "Santa Maria a Mare". Secondo la tradizione sarebbe stata data all'Eremita dalla Madonna stessa. Il volto della Vergine e del Bambino è di colore fortemente abbronzato il che starebbe a dimostrare che probabilmente l'Icona è di importazione orientale.

La Chiesa di Santa Maria a Mare, conserva altre due opere preziose: il Polittico ligneo ed il Pavimento a mosaico.
Di scuola veneziana il Polittico, situato sull'Altare Maggiore sotto l'arco romanico, è un capolavoro d'intaglio tutto laminato in oro zecchino.
Per quanto riguarda il Pavimento, considerata l'opera somma della Chiesa, si può dire che dopo il restauro del 1963 si può ammirare quasi per intero al centro della navata centrale, mentre i frammenti musivi si incontrano dappertutto, il che fa pensare, che in origine tutto il pavimento fosse coperto di mosaici.
All'ingresso è ancora oggi possibile vedere parte di un tondo, decorato ai bordi da una ghirlanda di fiori stilizzata, raffigurante su fondo bianco un'aquila. Tutto il pavimento è di tipo chiamato "Tesselatum" (formato da tessere a cubo di 1 cmq) che è una tecnica secolare romana e italiana e pertanto di influenza romanica, mentre per altri motivi quali i nastri intrecciati, i tondi con animali, può dirsi bizantina.