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Viaggio nel passato nei dintorni di Alghero

di Francesco e Angela

Il complesso tombale prenuragico di Anghelu Ruju

Il complesso tombale prenuragico è situato a circa 10 km. da Alghero sulla strada per Porto Torres.

La necropoli è costituita oggi da 38 grotticelle funerarie scavate artificialmente nella roccia di arenaria calcarea, del tipo domus de janas, e venne scoperta nel 1903 durante i lavori di cava da Antonio Taramelli
È una delle più vaste necropoli della Sardegna ed una delle aree archeologiche più importanti del Mediterraneo.

Il complesso è riferibile al Neolitico recente (3.000 a.C.) ed evidenzia, soprattutto, le diverse fasi dell'importante cultura di San Michele di Ozieri.

Vere e proprie case sotterranee per gli uomini o per gli dei, le tombe presentano sviluppi planimetrici diversi e sono tutte scavate al di sotto del piano di campagna, ed erano sigillate all'esterno con lastre litiche, mentre le celle interne dovevano avere porte lignee.

L'evoluzione architettonica delle grotte artificiali (domus de janas) è messa in risalto dalla varietà dei tipi tombali.

Sono formate generalmente da diversi ambienti collegati tra loro da porte quadrangolari, preceduti dall’ingresso che può essere di due tipi:

  • a pozzetto verticale, o obliquo con pianta irregolare e celle oblunghe
  • a dromos, cioè con un breve corridoio d’accesso provvisto talora di gradini, con pianta regolare e la seconda cella disposta in alto con uno schema a "T

Le tombe erano singole o collettive e potevano ospitare fino a trenta individui.

I vani delle diverse domus si differenziano per la differenza degli elementi architettonici quali nicchie, pilastri, porte con cornici, false porte, focolari, stipetti; e furono ampliate in tempi successivi, come emerge dai manufatti rinvenuti.

Risulta molto interessante, in questa necropoli, la presenza di elementi magico-simbolici scolpiti sulle pareti degli ipogei ; alcune presentano decorazioni architettoniche: false porte, pilastri, colonne e protomi taurine, ovvero teste di toro, animale sacro per gli uomini della Cultura di Ozieri.

Le protomi taurine di tipo naturalistico o "a barca", assieme all'ampiezza degli ambienti, indicano una maggiore caratterizzazione di alcune tombe come luoghi di culto.

In particolare i segni della testa di toro sono ben visibili nella tomba XXVIII, caratterizzata da un angusto pozzetto, attraverso cui si penetra nell'anticella. Sulla parete di fondo, ai lati del portello della cella maggiore, si notano scolpite due protomi taurine a doppie corna e testa schematizzata a rettangolo, con incisioni a cerchi concentrici, simbolo della coppia Toro-dea madre, le due divinità dominanti della religione prenuragica.

Anche la tomba A presenta sull'architrave quattro piccole protomi taurine e altre due più grandi sulla destra del portello d'ingresso; all'interno un'altra coppia di protomi sulla parete sinistra, più dodici rettangoli in rilievo tutti attorno alle pareti della cella di destra.

Quali doni per la nuova vita nelle Domus (es. tombe XIII e XVIII), le genti neolitiche, offrivano alle donne defunte la fuseruola, di forma biconica, affinché potessero continuare il lento lavoro della filatura della lana (e forse del lino), e le stoviglie da cucina in terracotta (quali coppe emisferiche, ciotole carenate, vasi a fruttiera, brocche e anfore per l’acqua), spesso decorate con motivi geometrici incisi (cerchi, archi, triangoli, zig-zag, stelle e crescenti lunari), dipinti, in ocra rossa, gesso bianco su fondo nero lucido (tombe XXIII e XVIII).
Agli uomini è riservato un corredo da cui traspaiono le attività da essi svolte in vita: il cacciatore è accompagnato dalla cuspide di frecce in ossidiana, le asce e l’accetta contraddistinguono il boscaiolo e il carpentiere.

La religiosità delle genti di Anghelu Ruju traspare da due elementi fondamentali: l’immagine della Dea Madre, riprodotta in statuine in pietra (es t. XXII bis) e dalla rappresentazione della testa taurina, scolpita sulle pareti di vani e nei pilastri delle tombe XIX, XX bis e A.
La credenza di un ritorno di una vita dopo la morte emerge dal fatto che talora i defunti erano cosparsi di ocra rossa, sostanza magicamente rivitalizzante perché richiama il colore del sangue. Nei momenti di riutilizzo delle domus de Janas appaiono aghi, spilloni e punteruoli in rame, documenti di un’affermata metallurgia, insieme alla estremità imbutiforme di un mantice in terracotta, rinvenuta nella tomba XIV e appartenuto a un antico fonditore.

La necropoli veniva utilizzata da popolazioni dedite soprattutto alla pesca ed in essa si praticava prevalentemente l'inumazione dei defunti; ne sono stati ritrovati in posizione supina per una statura media di circa cm 160, appartenente al tipo di uomo mediterraneo

La necropoli ha restituito reperti, fra cui vari idoletti femminili, molto significativi per la preistoria della Sardegna, , pertinenti alla Culture di Ozieri, di Filigosa-Abealzu, di Monte Claro, del Vaso Campaniforme e di Bonnanaro, esposti nei musei di Sassari e Cagliari.

All'interno dellle tombe sono stati ritrovati numerosi ornamenti e manufatti in ceramica, questi ultimi tipici della cultura del vaso a forma di campana rovesciata, con decorazioni geometriche, altri abbelliti da anse, da decorazioni dell'orlo e piedini particolari e vari frammenti ceramici.

Dai reperti rinvenuti si può notare l'usanza di consumare pasti in onore dei trapassati sia nell'area dromos, che all'interno delle celle, davanti alle quali venivano poste offerte votive anche periodiche di cibi solidi o liquidi