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Tra la città medioevale

di Francesco e Angela

CENNI STORICI

Le origini di Gubbio si perdono nei tempi più remoti. Le famose Tavole Eugubine scoperte nel 1444 e risalenti al IV sec. a. C. testimoniano la sua antichità ed il suo splendore.

Gubbio fu importante centro religioso degli Umbri ; entrò poi in relazione con gli etruschi cui era unita da vincoli religiosi, ma non fu mai politicamente unita ad essi. Quando nella Penisola si affermò la potenza romana, Gubbio fu tra le prime città che strinsero alleanza con Roma, cui fu unita, come attesta Cicerone (Pro Balbo, e. 20), "aequissimo ac sanctissimo foedere".

La città conservò le proprie leggi ; ebbe il nome di Municipium e i suoi cittadini furono dichiarati Cives Romani. Aiutò Scipione nella guerra contro Annibale ; tenne in custodia Genzio re dell'Illiria ; nella guerra civile tra Cesare e Pompeo parteggiò per Cesare; durante la guerra tra Ottaviano e Antonio fu occupata dalle truppe di Ottaviano. In tale periodo Gubbio raggiunse un grande splendore come documenta il superstite Teatro Romano.

Tramontata la potenza romana, nel dilagare delle invasioni barbariche, anche Gubbio decadde. Unica testimonianza di vita, nel lungo periodo fino al mille, rimane la Chiesa di S. Pietro (Sec. VIII-IX) e l'Abbazia ove i Benedettini tennero viva la fiamma della civiltà. Il risveglio è chiaramente segnato dai 1000 Cavalieri eugubini che presero parte alla 1a Crociata, al comando di Girolamo Gabrielli, capitano appartenente alla più illustre e potente famiglia eugubina, da cui verrà quel Cante Gabrielli, podestà di Firenze (1301-1306), che ha legato il suo nome al bando e alla condanna del poeta italiano Dante Alighieri. Nel periodo delle aspre lotte per le libertà comunali, emerse la figura di Ubaldo Baldassini (1090-1160) cittadino, Vescovo e Patrono di Gubbio.

Nel 1163 Federico I imperatore concesse e sanzionò il passaggio dei poteri ai Consoli della città, la quale da allora prese parte sempre più attiva alle contese tra guelfi e ghibellini e alla vita dei liberi Comuni.

Nel sec. XII ai Consoli fu sostituito un Podestà; nel 1258 si aggiunsero il Capitano del Popolo, cui era affidata la tutela dell'ordine pubblico, e otto Priori, il primo dei quali, chiamato Gonfaloniere, presiedeva alle finanze comunali e alla polizia urbana; il Connestabile, magistrato straordinario con pieni poteri dittatoriali che si eleggeva in maggio per le feste dei Ceri e di S. Ubaldo e che rimaneva in carica 12 giorni.

Nel periodo comunale, il più fervido della storia eugubina, furono compiuti lavori pubblici e costruiti palazzi monumentali che testimoniano ancora oggi la floridezza della città, come il Palazzo dei Consoli e del Comune, il Palazzo del Bargello, il Palazzo del Capitano del Popolo, l'acquedotto del Bottaccione. La zecca eugubina tornò a coniar monete come nel tempo Umbro-romano.

Nel 1384 Gubbio, indebolita dalle discordie interne, si diede nelle mani del conte Antonio di Montefeltro da Urbino che ne prese possesso il 31 marzo 1384. Così dopo circa tre secoli, la libertà comunale si spegneva per sempre e Gubbio entrava a far parte del Ducato di Urbino.

I Montefeltro promossero il culto delle Arti di cui furono intelligenti e munifici protettori, ma la città non raggiunse più lo splendore di un tempo.

Nel 1508, estinti con Guidobaldo i Montefeltro, il Ducato e Gubbio passarono sotto i Della Rovere e alla morte dell'ultimo discendente di questa famiglia (1624) entrarono a far parte dello Stato della Chiesa, per ricongiungersi poi, nel 1860, al Regno d'Italia.

Non possiamo finire senza ricordare che il figlio di Gubbio sicuramente più conosciuto e più amato da secoli non appartiene al campo dell'arte, bensì alla storia della città stessa ed alle sue tradizioni: è Sant'Ubaldo, patrono della città.

Ubaldo Baldassini nacque a Gubbio nel 1085 (nella sua casa natale ha sede oggi il centro di Studi Umbri); ne divenne vescovo nel 1128. Egli però non fu solo la sua guida spirituale: Ubaldo stesso difese il Comune dal Barbarossa come dalla coalizione di altri 11 Comuni; fu lui ad incoraggiare e a dare il via alla ricostruzione della città dopo che incendi e devastazioni l'avevano quasi completamente distrutta. Il suo operato, la sua personalità carismatica, la sua indubbia funzione di guida sicura e ferma, fecero di lui un concittadino amatissimo tanto che, morto nel 1160, fu dichiarato Santo solo trenta anni dopo e proclamato patrono di Gubbio.

Egli riposa nella Basilica di Sant'Ubaldo sul monte Ingino; il suo corpo, sebbene non imbalsamato, è rimasto intatto attraverso i secoli ed è tuttora oggetto della venerazione della gente. In suo onore si corre ogni anno la Corsa dei Ceri.